Id Provider: 18
Evento n° 463092
Data inizio: 22/09/2025
Data fine: 31/12/2025
Crediti assegnati: 1
Corso gratuito
https://stilemaeventi.it/event/comprendere-il-trauma-complesso-e-i-percorsi-di-recupero
Judith Lewis Herman, psichiatra che da oltre trent’anni studia il disturbo da stress post-traumatico, sottolinea come questa condizione sia stata recentemente riconosciuta dall’ICD-11, ma non ancora dal DSM-5. Secondo Herman, il trauma si radica in situazioni di dominio e subordinazione da cui la vittima non può sottrarsi. Tali dinamiche si manifestano non solo a livello individuale, ma anche in contesti sociali e collettivi: nella famiglia, con gli abusi sui minori e la violenza domestica; nei conflitti armati, sempre più diffusi; nel traffico di esseri umani, ormai un business internazionale; nella politica, con pratiche di tortura e campi di detenzione, spesso ignorati o addirittura sostenuti dai potenti. Un recente rapporto di Amnesty International ha documentato i metodi impiegati sui prigionieri, tecniche apprese, insegnate o sviluppate autonomamente, che secondo Herman hanno spesso origine anche nella pornografia.
La vittima, isolata e sottoposta a rigido controllo coercitivo, vive in uno stato costante di paura, vergogna e degrado, costretta a violare i propri valori morali. Chi sperimenta traumi fin dall’infanzia sviluppa frequentemente comportamenti autolesivi, tendenze suicidarie, abuso di sostanze o disturbi della sessualità, con gravi conseguenze sulla formazione della personalità: compromessa nei bambini, deteriorata negli adulti. Nei sopravvissuti, in particolare in chi ha subito incesto o stupro, sono comuni il senso di contaminazione e disgusto verso se stessi, l’angoscia di essere osservati, l’isolamento sociale e la dipendenza da figure percepite come salvatori, senza tuttavia riuscire a sviluppare la capacità di autodifesa. Secondo le statistiche, l’81% delle vittime di abusi infantili svilupperà disturbi borderline di personalità.
Il percorso terapeutico si fonda su un’alleanza basata su fiducia e sostegno reciproco. Tuttavia, la responsabilità della recovery rimane principalmente del survivor. Il terapeuta propone un modello relazionale basato su regole, aiutando il paziente a riscoprirle quando siano state dimenticate o mai apprese. Gli studi di follow-up evidenziano alcuni fattori predittivi di un esito positivo: rompere il ciclo della sottomissione, chiedere aiuto e non isolarsi. La guarigione diventa quindi una vera e propria missione personale. Il terapeuta, dal canto suo, deve affrontare anche aspetti pratici, come garantire la sicurezza del contesto di vita del paziente e supportarne l’autonomia economica.
Altre strategie si rivelano utili nel percorso di recupero: prendersi cura della salute fisica, praticare meditazione ed esercizio fisico, tenere un diario, stabilire e portare a termine piccoli obiettivi. Un ruolo cruciale è svolto dai gruppi di supporto, dove spesso si creano legami profondi e l’empatia verso il dolore altrui diventa un potente catalizzatore, facilitando poi l’avvio della terapia individuale.
Infine, l’esperienza della violenza deve essere elaborata come un lutto: un processo che porta inevitabilmente a interrogarsi sul significato del male subito. Il terapeuta non potrà fornire risposte definitive, ma potrà accompagnare il survivor ad affrontare tali domande e a trovare le proprie vie di senso.
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