lunedì 22 settembre 2025

ASSISTENZA AI TRANSGENDER ADOLESCENTI L'ESPERIENZA DI AMSTERDAM

Id Provider: 18

Evento n°    463091 

Data inizio: 22/09/2025

Data fine:  31/12/2025    


Crediti assegnati: 1

Corso gratuito

https://stilemaeventi.it/event/assistenza-ai-transgender-adolescenti-l-esperienza-di-amsterdam


La psichiatra olandese Annelou de Vries, che da anni concentra il suo lavoro clinico e di ricerca sugli adolescenti transgender, illustra la storia e le caratteristiche del cosiddetto “approccio olandese”, considerato oggi un modello pionieristico a livello internazionale.

Tutto ebbe inizio nella seconda metà degli anni ’80, quando a Utrecht venne aperta una clinica di genere dedicata a bambini e adolescenti. All’epoca, ricorda de Vries, non si aveva ancora piena consapevolezza che anche i più piccoli potessero vivere esperienze di disforia di genere o identificarsi come transgender. Le uniche opzioni disponibili erano percorsi di sostegno psicologico o psicoterapia, che si rivelarono però poco efficaci, come già si era osservato nel trattamento degli adulti.

Fu così che alcuni giovani iniziarono a essere inviati ad Amsterdam, presso un endocrinologo che, dopo aver trattato adulti, cominciò a proporre terapie ormonali anche a pazienti sotto i 18 anni. All’inizio degli anni 2000, le due cliniche confluirono in un’unica struttura e prese forma il cosiddetto “protocollo olandese”, articolato in tre fasi:

  1. Bloccanti della pubertà (dai 10 ai 13 anni), trattamento completamente reversibile, pensato per offrire tempo e spazio decisionale all’adolescente;

  2. Terapia ormonale (dai 16 anni), parzialmente reversibile, per avvicinare il corpo al genere percepito;

  3. Intervento chirurgico (dopo i 18 anni), opzione irreversibile riservata ai maggiorenni.

Questa forma di “standard care” si applica a tutti gli individui “assegnati maschi o femmine alla nascita”, come li definisce de Vries. Gli studi disponibili mostrano che i ragazzi che seguono tale percorso riportano un miglioramento del benessere psicologico e dimostrano di saper comprendere e scegliere consapevolmente le tappe della transizione. Resta comunque centrale l’attenzione agli aspetti psicologici, soprattutto considerando la frequente presenza di autismo o disturbi dello spettro autistico tra questi adolescenti. Più complesso, invece, è coinvolgerli nei ragionamenti legati alle conseguenze sulla salute riproduttiva e sull’infertilità permanente che può derivare dai trattamenti.

De Vries sottolinea come negli ultimi anni si sia registrato un aumento esponenziale delle richieste di transizione, fenomeno che attribuisce in parte a una maggiore accettazione sociale e alla crescente visibilità delle persone transgender, pur in un contesto ancora segnato dalla transfobia. Un clima che, nota la psichiatra, rischia di peggiorare con la svolta populista e conservatrice che interessa diversi Paesi occidentali, tra cui Stati Uniti e Italia.

Nonostante le controversie e le critiche, la posizione di de Vries rimane chiara: negare l’accesso ai percorsi medici non rappresenta una soluzione. Al contrario, garantire a ogni individuo, compresi i più giovani, il diritto di scegliere la propria identità di genere è, per la psichiatra, una questione di rispetto fondamentale dei diritti umani.

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